venerdì 4 aprile 2008


IL PICCOLO 31 MARZO 2008

I manifestanti sotto la Prefettura

La denuncia degli operai: «Subiamo ritmi infernali per mille euro al mese»

TESTIMONIANZE
«Siamo marchiati come vecchi guerrieri: ognuno di noi ha il corpo segnato da cicatrici maturate sul campo. Ma giorno dopo giorno torniamo qui, in porto, e continuiamo a combattere. Rischiando anche di morire, come purtroppo è già accaduto a tanti, troppi, nostri compagni». Così Walter Bet, 55 anni, triestino, operaio portuale. In un colpo solo s'è maciullato il femore e la rotula: infortunio sul lavoro. A casa per 25 mesi. «Tredici febbraio 2001 – dice, ricordando la data del giorno in cui, anziché tornare a casa sulle sue gambe, è finito su un'autoambulanza – Mi è andata bene: oggi sono qui a raccontarlo. Non sono più quello di prima, si capisce, i dolori ogni tanto si fanno sentire. Ma altri non sono stati ugualmente fortunati». Il pensiero va a «Pulcino». Così era chiamato dai colleghi Gianluca Fiori, 24 anni, pesatore del Consorzio commessi sovraccarico, morto il 6 giugno 2004 schiacciato da una catasta di tubi di ghisa in Porto vecchio, all'Adriaterminal.
Walter Benci, 38 anni, da 8 portuale: «Ci sono giorni in cui recarsi a lavorare sembra quasi di andare in guerra. Sicurezza: è ciò che chiediamo, un diritto sacrosanto. E un salario dignitoso: la paga base è di 1.048 euro al mese. Come si può tirare avanti così? Più di qualche volta al mese mi tocca restare, perché così mi viene richiesto, per 14 ore di fila in porto». «A causa dei ritmi richiesti dall’attività in porto - spiega Massimiliano Ceccarelli, 32 anni - riesco a vedere poco mia figlia. Quotidianamente ci viene richiesto di indossare casco, giubbotto e scarpe antinfortunistiche: tutti ci adeguiamo con coscienziosità. Ma quando invochiamo la sicurezza, domandando di sospendere l’attività se la bora è a 100 all’ora, c’è qualcuno che ci ascolta?». «Da dieci anni - conclude Diego Niegovan, 52 anni - sono al molo VII e mi occupo della movimentazione dei contenitori. Il lavoro è molto cambiato: si opera al limite della sicurezza e a salari decisamente inadeguati rispetto all’attuale costo della vita».

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