venerdì 4 aprile 2008

IL PICCOLO 23-01-08

Lavoro in Porto Entro un mese un protocollo sulla sicurezza

Entro trenta giorni verrà sottoscritto un protocollo d'intesa mirato a stabilire come procedere per la sicurezza sul lavoro nell’ambito del porto. È questa la decisione presa ieri mattina al termine di un incontro che si è tenuto in Prefettura tra i sindacati confederali, il prefetto Giovanni Balsamo, il presidente dell'Autorità portuale Claudio Boniciolli, i rappresentanti delle compagnie datoriali e quelli dell’Azienda sanitaria. Le linee guida del protocollo - come ha spiegato Rosario Gallitelli, segretario provinciale della Fit-Cisl - riguarderanno il censimento dei lavoratori portuali, l'approfondimento dei requisiti e delle conoscenze che i lavoratori devono avere, il controllo periodico del territorio, le sanzioni da comminare alle imprese non a norma con le misure preventive in materia di sicurezza sul lavoro e infine la formazione professionale degli addetti. «Nel corso dell’incontro - ha riferito ancora Gallitelli - è emersa la volontà di creare una Scuola di formazione del lavoratore portuale. Si tratta di una necessità che da tempo è stata rivendicata dal sindacato, e che è già prevista dal piano portuale per ovviare al ricambio dei lavoratori dello scalo, un evento molto spesso traumatico a causa - ha concluso il segreteario provinciale della Fit-Cisl - della scarsa preparazione dei neo-assunti».
IL PICCOLO 24-01-08

Tavolo permanente convocato in Prefettura per un protocollo sulla sicurezza nel Porto

TRIESTE Un gruppo di lavoro per arrivare, in tempi rapidi, alla stesura di un protocollo stringente che regolamenti le attività di verifica per la sicurezza dei lavoratori nel Porto di Trieste. La riunione, indetta lunedì dalla Prefettura a seguito della morte di un camionista bulgaro avvenuta il 10 gennaio scorso nel piazzale del terminal di Riva Traiana, si è rivelata tristemente attuale a causa della morte dei due lavoratori al porto di Marghera mentre lavoravano in una stiva di una nave. La seduta del tavolo permanente al Commissariato di Governo è stata tutt’altro che interlocutoria anche perchè il Prefetto Giovanni Balsamo sembra intenzionato a stringere i tempi per l’approvazione del protocollo presentando proposte concrete e incisive sulla falsa riga di quanto già approvato in altri porti italiani sul tema della sicurezza. Sulla stessa linea i rappresentanti sindacali – Cgil, Cisl e Uil in testa – che hanno espresso la volontà di ricercare un «maggior intreccio di competenze tra Autorità Portuale, Capitaneria di Porto e Azienda sanitaria», spiega Angelo D’Adamo, segretario regionale della Filt-Cgil, i tre soggetti deputati a verificare che tutto il lavoro si svolga secondo le regole all’interno dello scalo. Gli strumenti indicati per raggiungere lo scopo a partire dalla fase di prevenzione attuata dagli stessi lavoratori sono quelli già adottati nei maggiori porti italiani. In particolare la costituzione del S.o.i. (Sistema operativo integrato) di competenza dell’Azienda sanitaria, in modo da assicurare un monitoraggio costante delle attività e degli interventi messi in atto dalle imprese impegnate in Porto. I sindacati mirano inoltre a elevare professionalmente le figure – già esistenti in molte imprese – dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls), in modo che possano avere accesso a tutte le strutture dei terminalisti, un po’ come gli ispettori dell’Autorità Portuale. Allo stato attuale non esiste, e per questo risulta un altro degli obiettivi di cui si discuterà alle prossime riunioni in Prefettura, un coordinamento tra gli stessi Rls e tra Rls e gli altri soggetti incaricati di assicurare il rispetto delle norme di sicurezza. Oggi, di fatto, gli ispettori dell’Autorità Portuale non possono in nessun caso emettere sanzioni in caso di mancato rispetto delle normative sulla sicurezza. Se ravvisano un’irregolarità grave possono anche arrivare a bloccare il lavoro, ma in caso di lievi infrazioni si limitano a raccomandare il rispetto delle regole. «E’ vero - conferma D’Adamo - anche per questo chiediamo un coordinamento tra i soggetti che dovrebbero occuparsi in maniera completa e certa della questione sicurezza». Avere più lavoratori a disposizione per questo tipo di controlli, o addirittura dei presidi permanenti all’interno del Porto come è stato concordato a Napoli e a Genova, si tradurrà in un bisogno di risorse. Da dove potranno essere prese? «Sono le imprese che devono aiutare in questo senso – risponde D’Adamo – è anche ciò che intendiamo quando parliamo di maggior coinvolgimento delle aziende sul tema della sicurezza nel mondo del lavoro». Autorità Portuale, Azienda sanitaria, Capitaneria di Porto, sindacati, rappresentanti degli spedizionieri e della Lega delle Cooperative lavoreranno quindi ad un protocollo d’intesa con l’obiettivo di siglarlo entro trenta giorni. Riccardo Coretti
IL PICCOLO 04-03-08

Morti bianche: anche a Trieste due ore di sciopero in porto

Anche i 1200 lavoratori del porto di Trieste hanno voluto aderire ieri alla manifestazione indetta in tutta Italia per richiamare l’attenzione sulla piaga delle morti bianche. L’hanno fatto proclamando due ore di sciopero alla fine di ogni turno. Una protesta decisa dopo l’ennesimo incidente costato la vita pochi giorni fa ad un operatore del porto di Genova, e con l’intenzione di ribadire ancora una volta la necessità di alzare i livelli di guardia nei cantieri e in tutti i luoghi di lavaro. Proprio la necessità di adottare misure preventive più efficaci e diffondere una reale cultura della sicurezza nel Paese saranno al centro di un incontro indetto per oggi nel palazzo del Governo tra i rappresentanti sindacali e il prefetto Giovanni Balsamo. Il vertice cercherà anche di gettare le basi per la stesura di un protocollo sulla sicurezza da sottoscrivere con tutte le parti in causa.

IL PICCOLO 26-03-08

Porto, va al rallentatore il protocollo sicurezza: di nuovo dal prefetto

VERTICE TRIESTE Si allungano i tempi per la firma del protocollo di sicurezza tra tutti i soggetti che operano nel Porto di Trieste. La prossima settimana è stata convocata dal Prefetto un’altra riunione del gruppo di lavoro che sta preparando la bozza sulla falsariga di quanto già siglato a Genova, Napoli e Ravenna. Le previsioni di chiusura dell’accordo erano ottimistiche riguardo ai tempi perché il Prefetto Giovanni Balsamo aveva già indicato le linee generali lungo le quali muoversi fin dai primi incontri a fine gennaio. Per questo motivo si pensava di poter concludere e firmare entro 30 giorni. Gli strumenti indicati per raggiungere uno standard di sicurezza in linea con le esigenze di uno scalo moderno, a partire dalla fase di prevenzione attuata dagli stessi lavoratori, erano quelli già adottati nei maggiori porti italiani. In particolare la costituzione del S.o.i. (Sistema operativo integrato) di competenza dell’Azienda sanitaria, per assicurare un monitoraggio costante delle attività e degli interventi messi in atto dalle imprese impegnate in Porto. Un altro obiettivo è quello di elevare professionalmente le figure – già esistenti in molte imprese – dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls), in modo che possano avere accesso a tutte le strutture dei terminalisti, un po’ come accade per gli ispettori dell’Autorità Portuale. Allo stato attuale non esiste, e per questo risulta un altro degli obiettivi, un coordinamento tra gli stessi Rls e tra Rls e gli altri soggetti incaricati di assicurare il rispetto delle norme di sicurezza. Avere un maggior numero di lavoratori a disposizione per questo tipo di controlli, o addirittura dei presidi permanenti all’interno del Porto come è stato concordato a Napoli e a Genova, si traduce però nella necessità di reperire di risorse. E proprio su questo punto sembra essersi rallentato l’iter per l’accordo. «Sono le imprese che devono aiutare in questo senso – avevano spiegato i sindacati – è anche ciò che intendiamo quando parliamo di maggior coinvolgimento delle aziende sul tema della sicurezza nel mondo del lavoro». Autorità Portuale, Azienda sanitaria, Capitaneria di Porto, sindacati, rappresentanti degli spedizionieri e della Lega delle Cooperative torneranno a riunirsi nei prossimi giorni. Tempi allungati anche per il contratto integrativo dei lavoratori di Trieste Marine Terminal del Molo VII. Dopo la bocciatura - da parte dell’assemblea dei lavoratori - dell’ accordo raggiunto dai sindacati con Tmt, negli incontri delle scorse settimane sono stati gli stessi lavoratori a ribadire che il corrispettivo economico (un aumento di circa 200 euro lordi al mese, 100 legati alla produttività e 100 alla flessibilità del turno di lavoro) non è sufficiente per quanto richiesto dall’azienda terminalista. «Abbiamo già avuto un incontro con Tmt per riferire le richieste dei lavoratori – ha spiegato Rosario Gallitelli della Fit- Cisl – abbiamo istituito una mini commissione per esaminare le novità dell’orario di lavoro. Non mi sembra una situazione drammatica, vedremo come andrà la trattativa nella prossima riunione fissata per l’8 aprile». Riccardo Coretti

IL MANIFESTO
Trieste, i portuali ottengono il Protocollo sulla sicurezza
Ore di stop: 96 Dopo tanti scioperi e diversi infortuni, miglior vigilanza e nuova organizzazione
Francesca Longo

Ben 96 ore di sciopero dei lavoratori del porto di Trieste (compatti) e conseguenti 1500 tir con camionisti assistiti dalla protezione civile in zona porto e autoporto di Fernetti, più varie navi in rada, sono serviti a portare ieri mattina alla firma del protocollo sulla sicurezza e a quello sull'organizzazione del lavoro nello scalo giuliano. Comincia così - finalmente - un confronto che dovrà per forza essere operativo e che dovrà concludersi entro il prossimo 16 aprile tra sindacati, operatori portuali, Autorità Portuale, Capitaneria di Porto e Asl. Due gli appuntamenti intermedi che riguardano il comparto «caffè» (il 3 aprile) e il Molo VII (l'8), revoca dello sciopero con possibilità di ripresa in qualunque momento.Protocollo sicurezza: le imprese hanno accettato la presenza di un rappresentante interno, formato dalle medesime, e di tre coordinatori (a rotazione) di sito, pagati dai terminalisti con tassazione delle merci e contributo dell'Ap. Figure previste dal decreto attuativo della legge 123 (Testo unico), approvata ieri. A queste figure verrà data la massima autonomia per segnalare e arginare eventuali situazioni di pericolo, al fine, ricordano i sindacati, di rendere i lavoratori protagonisti della sicurezza. L'Asl s'impegna a provvedere a una presenza stabile all'interno del Porto.Organizzazione del lavoro: ci sarà un censimento dei portuali, con una precisa definizione degli organici di tutte le imprese e terminalisti. Eventuali assunzioni avverranno solo tra lavoratori già impiegati nello scalo e si procederà anche a una definizione e verifica del numero massimo delle imprese. Apertura di un confronto immediato sulla definizione della Tariffa a garanzia dell'applicazione integrale del Contratto di riferimento delle attività portuali, ripristino delle figure professionali eliminate. Per quel che riguarda Adriafer le squadre saranno di 4 operatori, ai traghetti è previsto un lavoratore ogni 12 tir, per le merci varie la squadra minima contempla 4 in stiva, 4 a terra e un mantiere. Manca il «caffè», dove si chiedono due uomini per riempire e svuotare un camion a resa minima 900 sacchi e il Molo VII (15 persone in squadra ). Soddisfatti i sindacati che hanno condotto in modo «atipico» le trattative, non un passo senza il consenso dell'assemblea dei lavoratori.Fischiati e di fatto costretti a rincorrere i portuali sabato scorso, hanno ricucito, correndo tra un tavolo in Prefettura e un'assemblea, il sottilissimo filo di una rappresentanza che oggi si potrebbe definire come «io lavoratore ti do fiducia, non ti dò carta bianca». Hanno portato a casa un risultato, ma il ritardo di mesi e il risveglio seguito all'infortunio gravissimo - in cui un portuale ha perso una gamba e lotta per recuperare almeno l'uso di un braccio - ha messo in luce molti punti di crisi nel rapporto tra delegati e deleganti. Questi ultimi sono coesi quando si tratta di attaccare il sindacato, meno quando l'obiettivo si sposta sull'identificazione della reale controparte. I tempi cambiano e se le «vecchie» generazioni hanno ancora ben precise tecniche, tattiche e strategie e considerano lo sciopero uno strumento per raggiungere un fine e non il fine, qualcuno, tra i giovani (per fortuna non moltissimi, ma dalla voce grossa), si ferma allo sciopero come «evento» e forse ignora che al momento attuale, sebbene passibile di tutte le critiche possibili e immaginabili, non è il sindacato la controparte. Nelle varie assemblee tenute in questi giorni a Trieste questa dicotomia (che probabilmente affonda le sue radici anche in salari e garanzie diverse tra i lavoratori) è emersa in modo plateale. Rischiando d'invalidare i risultati di una lotta che in fondo è solo appena cominciata.