venerdì 4 aprile 2008


IL MANIFESTO 30 marzo 2008

Grave incidente a un operaio al porto di Trieste
Un vagone trancia la gamba e tritura un braccio a un portuale di trent'anniLa protesta Assemblea e blocco delle attività, appuntamento per i lavoratori lunedì alle 9 davanti alla Prefettura
Francesca Longo

Sandro Paoluzzi, portuale di 30 anni, socio della Compagnia portuale, da sei anni «agganciatore», è rimasto vittima venerdì mattina di un incidente sul lavoro all'interno dello scalo ferroviario del Porto di Trieste.Aveva appena dato le dimissioni e martedì avrebbe preso servizio in un'altra azienda del Porto. Un vagone gli ha parzialmente amputato la gamba sinistra e triturato un braccio. E' in terapia intensiva all'Ospedale di Cattinara: quando si risveglierà saprà di avere una gamba di meno. I colleghi, prima ancora dell'Ap, hanno immediatamente bloccato il lavoro, con la solidarietà dei ferrovieri che, in virtù delle privatizzazioni, operano nella stessa area, ma sotto diversi gestori.Ieri mattina assemblea. Una delle più brevi assemblee della storia delle assemblee. E' stato lasciato il tempo (dieci minuti) ai sindacati di ricordare l'iter dell'accordo sul Protocollo d'intesa sulla sicurezza che, simile a quello già siglato a Genova, Napoli, Ravenna e Venezia, vuole la presenza di un referente alla sicurezza per ogni azienda (e uno per le piccole cooperative raggruppate) e tre rappresentanti a rotazione sempre presenti in porto.Accordo che, da metà gennaio, prevede o meglio dire prevedeva un ennesimo incontro per il prossimo mercoledì.Non piace agli operatori l'idea di distaccare lavoratori interni, formarli. Ma i sindacati non hanno il tempo di finire la loro «riflessione» che sono costretti a telefonare al Prefetto, dottor Giovanni Balsamo, perché i portuali triestini sono già davanti alla Prefettura. Circa duecento, pacifici, ma per nulla di buon umore.«Non abbiamo niente da dire, solo una carta da firmare. Anche subito». Il Prefetto riceve una delegazione di lavoratori e si attiva subito per tentare di strappare al week end anche gli altri referenti portuali e istituzionali. Riesce ad ottenere l'anticipo dell'incontro alle 11 di lunedì prossimo e, ricordando che martedì il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare il decreto attuativo della legge 123 che prevede l'introduzione dei responsabili della sicurezza di sito, rendendole figure indispensabili a norma di legge, s'impegna ad apporre le modifiche al Protocollo proposte dagli stessi lavoratori presenti e, a ruota, dal sindacato.La partita si chiude con il blocco di tutte le attività portuali fino alla firma del Protocollo. Appuntamento per i lavoratori lunedì alle 9 davanti alla Prefettura.I sindacati approvano. Nel pomeriggio i lavoratori ritornano in Prefettura per rifiutare una preintesa e ripresentare il loro documento lunedì. Appaiono tutti operatori e istituzioni, ma il nullo di fatto conclude la cronaca della giornata.Forte è la partecipazione emotiva dei più giovani. «Mi immagino di risvegliarmi al mattino con una gamba e un braccio di meno e cinquant'anni di vita davanti. E penso che allora è meglio morire. Ma non voglio morire per il lavoro». Proprio venerdì mattina il presidente Napolitano, dalle stesse stanze della Prefettura di Trieste, ha tuonato contro le morti sul lavoro. E i più esperti riassumono quanto è successo a Trieste (un porto dove non esiste astanteria e nemmeno ambulanze, impossibilitate a entrare dal traffico dei Tir). «Sono riuscito a movimentare diciassette volte lo stesso container vuoto. Fa numero e profitto. Però la squadra di Paoluzzi una volta era composta da quattro persone e oggi da tre. Perché qui si razionalizzano numeri e non persone e le persone sono numeri. In questi ultimi dieci anni hanno distrutto il porto. La nuova presidenza cerca di rilanciarlo. Se si parte dalla sicurezza è un buon inizio».

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