venerdì 4 aprile 2008


IL PICCOLO 02 APRILE 2008

Il bilancio: 4 portacontainer hanno abbandonato l’ormeggio, altre tre hanno puntato direttamente sugli scali vicini

Grande preoccupazione a Trieste Marine Terminal: «I mercati internazionali hanno reagito male. Le compagnie potrebbero cambiare strategia»

Sette navi «fuggite» a Venezia e Capodistria

E tremila Tir attendevano ancora di scendere o salire sui traghetti turchi

Sette portacontainer perdute. È il dato più eclatante, anche se logicamente la salute di qualsiasi uomo non ha prezzo, dei costi pagati per quattro giornate piene di uno sciopero che complessivamente si è esteso su cinque giorni (dalla tarda mattinata di venerdì alla mattina di ieri).
L’umore tra i manager della Trieste Marine Terminal (Tmt) di proprietà al 100 per cento della To Delta di Pierluigi Maneschi che gestisce il Terminal container è nero: quattro navi hanno abbandonato l’ormeggio perché non potevano completare le operazioni di scarico e carico, altre tre si sono indirizzate direttamente su due scali alternativi: Venezia e Capodistria.
Il computo complessivo parla di almeno cinquemila teu volatilizzati proprio nell’anno che doveva sancire il lancio definitivo del Terminal triestino dove del resto sono in corso importanti lavori per il trasferimento su un versante del parco binari e per il revamping di tre gru. Appena nel 2007 Trieste è rientrata nella top ten dei porti italiani con 267 mila teu, ma da giugno conta di viaggiare a una media di 450 mila teu all’anno. «I mercati internazionali hanno accolto molto negativamente la situazione di Trieste - si sente dire al terminal - c’è il rischio che qualche grande compagnia decida di cambiare strategia. Rischiano di finire in fumo quattro anni di lavoro per riportare a un buon livello di competitività il terminal container triestino». Un punto qualificante che rendeva attrattivo il Molo Settimo, come illustrato anche nei convegni e nelle fiere all’estero dal presidente di Tmt, Fabrizio Zerbini era l’operatività del terminal pressoché per tutto l’anno e la quasi totale assenza di scioperi.
L’immediato futuro sembra ancor più preoccupante perché la trattativa sull’organizzazione del lavoro al Molo Settimo, che ingloberà anche la discussione sul contratto integrativo, deve in realtà appena partire nell’incontro fissato per martedì 8 aprile. E da parte imprenditoriale c’è già chi vede nel ripristino dei numeri e delle figure professionali richiesto dai lavoratori il ritorno a un’organizzazione del lavoro che era quella di tre anni fa e del famoso flop della Msc Viviana.
Danni notevoli anche all’autostrada del mare Trieste-Turchia, altra punta di diamante dello scalo triestino. Ieri si sono formate nuovamente lunghe code di Tir e la situazione è giunta ai limiti della pericolosità allorché, avuta notizia della sospensione dello sciopero, molti camionisti hanno acceso i motori dei loro mezzi in attesa al terminal di Fernetti e volevano pressoché contemporaneamente piombare in Riva Traiana. Ieri pomeriggio erano millecinquecento i Tir sparsi tra il porto e il Carso, mentre altri 1.400 attendevano di essere sbarcati dalle navi. Quasi duemila gli autisti in città di cui ancora molte decine ospitate negli alberghi.
«Sono quattro i traghetti su cui si sta in questo momento contemporaneamente operando – ha spiegato ieri pomeriggio Enrico Samer, agente e terminalista – altri tre potranno scaricare domani (ogg, ndr). Contiamo di giungere alla quasi normalità giovedì anche perché non potranno giungere ulteriori traghetti essendo pressoché tutti in queste acque». Tra oggi e domani si capirà quante corse sono andate perse e quanti Tir in meno sono stati movimentati all’interno di un bilancio già messo a dura prova dall’incendio che al largo di Rovigno ha devastato l’Und Adryiatic poi messo fuori linea.
Ma lo sciopero ha paralizzato tutto lo scalo. «L’astensione dal lavoro, protrattasi per 96 ore – hanno commentato ieri i sindacalisti – ha interessato il cento per cento dei lavoratori». E gli stessi portuali ieri hanno precisato che saranno tutti a devolvere una giornata di lavoro per le cure del collega Sandro Paoluzzi rimasto coinvolto nell’incidente di venerdì che ha fatto esplodere la protesta.
s.m.

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